sabato 2 gennaio 2016

Qua si mangia bene! #5

Il primo post del 2016 lo voglio dedicare a un posto speciale.
Durante un mini soggiorno a Roma per scopi di visite mediche, quindi tutt'altro che per scopi piacevoli, ci siamo imbattutti in un ristorantino carino carino che si chiama Komorebi.


Ora, già il nome è particolare perché in Giapponese pare significhi "luce che filtra dalle foglie degli alberi". Uau.
E' un bistrot vegetariano/vegano davvero particolare, ci sono pochissimi tavoli e soprattutto il sabato sera ma anche per le serate a tema bisogna prenotare con un certo anticipo.






Noi ci siamo capitati per caso, e non sapendo dove andare a sbattere la testa per mangiare dopo aver letto che c'era cucina vegetariana e vegana mi ci sono fiondata (ovviamente il mio fantastico seppur carnivoro uomo mi ha assecondata XD ).
Manco a farlo apposta abbiamo beccato la serata a tema, e c'era una cuoca colombiana che preparava [errata corrige: coadiuvava la chef Tatiana nella preparazione] appunto piatti della tradizione colombiana. Penso di aver mangiato fino a scoppiare.
Prima di cena mi sono gustata una bella tisana calda invernale con la bustina servita in un cubetto di cartone monodose, al cui interno c'era un pensierino scritto in un piccolo bigliettino.



Una delle parti più piacevoli della serata è stato senz'altro parlare col proprietario, Alessandro, che ha aperto da pochi mesi questo fantastico bistrot ed è entusiasta del suo lavoro, si vede da come ci parla della sua attività e da come gli brillano gli occhi ad ogni descrizione di piatto. Eh sì, perché ad ogni portata (servita personalmente da lui ai tavoli) ci spiegava non solo il contenuto dei piatti ma ci raccontava anche la storia che c'era dietro.

Era tutto buonissimo, ma probabilmente la cosa più buona che ho mangiato quella sera è stata la salsa guacamole


Senza vergogna dico che ho finito pure quella del mio fidanzato :D
Cotale meraviglia di salsina era da spalmare su questi:


ovvero delle empanadas, che ho quindi appreso non essere solo argentine, e delle specie di tigelle senza strutto di cui adesso non ricordo il nome.

Il ripieno delle empanadas, a base principalmente di pisellini, era una cosa gustosissima.

La cosa più affascinante però è stata senz'altro il main course, composto da un piatto unico chiamato "bandeja paisa". Della parola bandeja, vassoio, già conoscevo il significato, mentre paisa sembra la parola che i colombiani usano per riferirsi alla gente povera, di campagna.
I nobili erano soliti mangiare sulla riva del mare e, una volta sazi, lasciare gli avanzi lì. I campesinos, quindi, i contadini della zona circostante, ma anche i poveracci nullafacenti, erano soliti aggregarsi in gruppi e nascondersi nei pressi della spiaggia, aspettando il momento buono per andare a raccogliere gli avanzi. Ognuno arrivava con un vassoio di fortuna, e metteva tutti gli avanzi assieme così che il risultato era un piatto unico, appunto la bandeja paisa.


Non vi dico la bontà! Platano fritto, fagioli al platano, crocchette di riso e patate, uno spettacolo di sapori!
Dulcis in fundo, un tortino di riso cotto nel latte d'avena con uvetta e salsa di amarena


Ho fatto davvero fatica a finirlo, perché come avete visto le porzioni erano generose, ma era una delizia!
Per aiutare la digestione, infine, un fantastico digestivo caldo a base di cannella e anice dal sapore incredibile, non lo saprei descrivere ma il calore dell'infuso regala il meglio sia della cannella sia dell'anice, messi insieme, e secondo me la digestione l'ha aiutata davvero!


L'acqua è solo naturale ed è servita dal depuratore, quindi per gli amanti dell'acqua frizzante questo potrà forse essere un punto negativo



Cosa ancora più incredibile è stata il prezzo: in due, tisana inclusa, per tutta questa roba abbiamo pagato solo 41.00 €!
Inoltre, cosa che ancora non avevo menzionato, c'è una mini esposizione di quadri di artisti contemporanei [errata corrige: sono della chef Tatiana, coproprietaria del ristorante!], una piccola libreria se uno ci capita per un tè o un caffè e vuole leggersi un libro al calduccio, e l'angolo musica con lo stereo proprio accanto ai libri.
Per la particolarità del posto, per la qualità del servizio e delle materie prime utilizzate, per l'attenzione alle cucine estere e alla loro fedele rappresentazione tramite cuochi provenienti dagli stessi Paesi, per la cordialità del proprietario, che anche all'ultimo e pur non avendo prenotato ha fatto in modo di farci mettere a sedere, e per la bontà dei piatti, 5 stars!
Se capitate a Roma, fateci un salto. Questo il loro facebook.

Thanx for reading e scusate per le correzioni, ma Alessandro, il proprietario del locale, mi ha fatto notare queste due imprecisioni e le ho corrette senza eliminare però il testo originale :)

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