lunedì 17 dicembre 2012

I nostri migliori amici

Retorica?
No.
Ora che ce ne ho uno tutto mio posso dire che è vero.

La palla di pelo in foto si chiama Aurora. Il mio ragazzo le ha dato il nome pensando non a quei fantastici fenomeni atmosferici chiamati aurore boreali o australi, e neanche a quella parte del giorno che non è notte e neanche alba.
L'ha chiamata come un inverter. Sapete, quei cosi che convertono la luce assorbita dai pannelli solari in elettricità. Più o meno, non sono del settore. Insomma, niente di romantico.
Ma lei se ne frega e va fiera del suo nome.

Mica penserete che è solo un batuffolo da coccolare e con cui giocare. Per certi versi è come avere un figlio. So che non posso fare questo paragone, che un cane difficilmente ti sveglia alle 3 di notte perché ha bisogno del latte e non devi cambiarle pannolini puzzolenti.
Ma devi sempre pulire la piscia e la cacca che nei primi mesi di vita la bestiola rovescia in ogni angolo della casa, acchiapparla al volo quando rientra dal giardino per cercare di asciugarle le zampe prima che sporchi di fango tutto il parquet, urlarle NO!! e sentire uno ad uno i capelli che si rizzano ogni volta che la sorprendi a scavare una buca in giardino (ovviamente sul lato della Dichondra), a mangiare il tappeto o a rosicchiare il muro.

Queste e tante altre belle cose si devono fare (DEVO fare), tra le quali non è da meno quello che il boyfriend ha ribattezzato il "cacca-tour", ossia quello che la sottoscritta (e non il boyfriend) deve fare ogni sabato mattina in giardino munita di guanti di lattice e sacchetti di plastica per togliere i "ricordini" che Aurora lascia ogni giorno sparsi sull'erba (e sulla Dichondra!!!) e che, sì, faranno anche concime, ma arrivati al venerdì sera quando apro la finestra sembra di stare in mezzo a un allevamento. E non di cani.

A parte questi aspetti poco piacevoli dell'avere un cane, il resto è un'esperienza unica.
E sapete qual è la cosa più bella (e pure più strana)? Accorgersi di come, crescendo, il cane faccia suoi alcuni aspetti del carattere del padrone. Dei padroni, nel caso nostro, visto che il proprietario ufficiale è il boyfriend ma nella realtà dei fatti io sono praticamente sua madre. O comunque la tata.
Aurora, nello specifico, è una gran paracula. E pure un po' ruffiana. Tratti che non ha certo preso da me...
Ma è anche molto socievole e determinata, e qui posso dire che abbia sicuramente attinto dalla mia personalità :)

Potete crederci o meno, ma ciò che è certo è che ora ho un'amica in più.
Perché c'è poco di più bello di un cane che sa quando stai male e viene a consolarti, che sa quando hai bisogno di coccole e viene a sedersi accanto a te porgendoti la testa, che impara velocemente quello che mai speravi potesse imparare, che ti corre incontro anche quando è passata solo mezz'ora dall'ultima volta in cui ti aveva vista.

Chi ha un cane lo sa: queste piccole perle di gioia che il nostro migliore amico ci regala valgono tutte le arrabbiature per le buche scavate e i tappeti mangiati, tutte le cacche raccolte e tutte le pipì asciugate.









Giardinando

Quando ho visto i due giardini della nostra nuova casa, dove stiamo in affitto dai primi di novembre, ho avuto due reazioni contrastanti. La prima, di stupore. Stupore e meraviglia per il Trachelospermum jasminoides (o falso gelsomino, quello che profuma le strade dei paesini di mare), cresciuto così tanto da arrivare al tetto e che abbraccia un'intera parete in compagnia di altri rampicanti, come Hedera e Vitex. Ma anche per i grossi cespugli di Salvia officinalis e Rosmarinus officinalis Pyramidalis, i cui rametti ho già iniziato ad usare in cucina. Stupore e meraviglia c'erano anche per i 6 oleandri (Nerium oleander) di 3 metri che adornavano il bordo del giardino di fronte, proprio accanto al cancellino di ingresso. Ma li hanno potati prima che traslocassimo.

Altro stupore per la Cordyline indivisa (o Dracena, volgarmente), anche lei sui 3 metri e dalle tante chiome, che sembra voler abbracciare il giardino sul retro dove regnano 3 limoni in vaso, due giuggioli (Ziziphus ziziphus), la Dicondra (Dichondra repens) e.....
......il pratino all'inglese. Proprio come nel giardino di fronte, tra l'altro.
Ecco la seconda reazione. Non di stupore o meraviglia, ma di fastidio. Un pratino all'inglese in Maremma vuol dire litri e litri d'acqua d'innaffiatura. Per una attenta agli sprechi, non è proprio il massimo.

La cana ha già scavato un paio di buche (e si è già beccata sonore brontolate che entrano da un orecchio escono dall'altro). Una sulla dichondra (la ucciderei!!!) e una in pieno pratino inglese. Di quella quasi quasi ero contenta. Così toglie l'erba e io a marzo, imperterrita, ci pianto la Dichondra. L'ideale sarebbe un bel prato di Phyla nodiflora (o Lippia, o Wittadinia), che non si taglia e non si annaffia e fa dei deliziosi fioricini mieliferi. Ma dovrei sbudellare tutto il giardino e non credo che la cana apprezzerebbe le api.
Se non avete mai visto la Lippia, eccola qui.

Perché sprecare litri e litri d'acqua per mantenere un prato che non è fatto per stare nell'aridità e nell'afa della Maremma?
Non è meglio dotarsi di piante che sopravvivono in questo clima senza sforzo?