lunedì 19 novembre 2012

Acqua e fango

Un incendio si spegne.
Ma un'alluvione non si ferma.
Erano le 8 di mattina quando, cercando di andare a lavoro sotto cascate di pioggia, sono arrivata ad Albinia, a 3 km dal vivaio in cui lavoro. Di solito non passo da lì, ma il bivio di San Donato era già sommerso, l'acqua che quasi toccava il cartello.

La gente di Albinia aveva già, in alcuni punti del paese, l'acqua alle ginocchia.
Alle 9 l'esondazione dei due torrenti affluenti dell'Albegna, la cui acqua ha spazzato via l'intero paese di Albinia e i campi intorno.
Non c'è più niente, solo il fango.

Grazie al fatto che la mia non è una macchina sportiva ma un Pandino, sono riuscita in qualche modo a tornare a casa, dopo mille giri intorno all'Aurelia già interrotta da Newjersey e guardrail strappati dall'acqua, già occlusa da laghi di acqua marrone.
Durante il tragitto tra acqua a scroscio e fango pensavo a cosa sarebbe successo ad Albinia, dove c'erano soltanto una macchina dei vigili e una della forestale a dire alle persone di tornare verso nord.

Dopo un viaggio di tre ore, tra andare e tornare, aperta la porta della mia nuova casa a Grosseto mi sono sentita fortunata come mai in tutta la mia vita.

Un mio collega ha perso casa e auto, un'altra l'auto, un'altra ha un parente isolato.

5 morti.
E se fossero stati gli argini dell'Albegna a rompersi di colpo, sarebbero stati molti di più.

In questi giorni ci chiamano al vivaio, ci chiedono come stiamo, se abbiamo avuto danni. Ne abbiamo avuti, sì, molti. Ma ci è andata anche bene, se pensiamo a chi non ha più niente. Nonostante tutto, il 15 è arrivato puntuale lo stipendio.
E allora eccolo, il senso di colpa dei sopravvissuti. Quella consapevolezza di poter fare ben poco per cambiare la situazione.

Impotenza. Ecco quello che si prova. Ed è la peggiore delle sensazioni.