domenica 31 gennaio 2016

Alice nel Paese dei Quanti - my review

Non ho finito di leggere questo libro adesso, ma molto tempo fa, e non l'ho letto una volta sola.
Mi fu regalato per Natale da una carissima persona, e lo consiglio a chiunque voglia adentrarsi nel mondo della Fisica quantistica in maniera "soft", diciamo.
Alice si annoia ed è in casa, e a un tratto mentre guarda la televisione si trova a desiderare di diventare piccina piccina ed entrare a farne parte. Il pensiero, si sa, è potente, e così le succede qualcosa di strano... Si ritrova tutto d'un tratto dentro lo schermo, dove farà conoscenza con il mondo delle particelle subatomiche e imparerà le leggi che governano questa parte del nostro universo, che in realtà non si può chiamare "parte" perché sottende a tutto e sta alla base di ogni cosa.



La cosa interessante è che Alice nel Paese dei Quanti (titolo originale: Alice in Quantumland - an allegory of quantum Physics, scritto nel 1995 da Robert Gilmore, prima edizione italiana del 1996 di Raffaello Cortina Editore, tradotta da Pier Daniele Napolitani) è strutturato su più livelli, come viene suggerito dalla prefazione, preziosa, di Maria Luisa Dalla Chiara, ma anche dallo stesso autore nella prefazione al testo originale - che troviamo, tradotta, anche in quello italiano.
Ma in che senso su più livelli?

Date un'occhiata a questa pagina:


Come si vede, in alto c'è uno specchietto che approfondisce un aspetto incontrato durante la narrazione, ed ha carattere puramente divulgativo-informativo, non narrativo, quindi se si vuole si può continuare a leggere, ignorandolo, per non essere disturbati nel flusso di lettura della storia, oppure si può integrare la nostra lettura con queste utilissime informazioni che l'autore, dottore in Fisica, disperde qua e là tra le vicende di Alice per farci imparare qualcosa in più. E infatti vi è un altro livello di lettura, che è quello che utilizzo più spesso perché mi serve da ripasso, visto che ormai la storia di Alice nel Paese dei Quanti la conosco, ed è quello di prendere in considerazione soltanto gli specchietti informativi, che partono da approfondimenti basilari come la rotazione degli elettroni o il Principio di Indeterminazione di Heisenberg, arrivando fino agli acceleratori di particelle e passando per i fotoni, i quark, il dualismo onda-particella eccetera.

La storia è davvero ben sviluppata e l'autore è riuscito, a mio avviso, in maniera brillante nel difficile scopo di divulgare concetti così complessi attraverso immagini, piccole storie intrecciate e situazioni. Nel libro sono inoltre presenti anche delle illustrazioni in bianco e nero davvero ben realizzate.

Alice nel Paese dei Quanti è sempre stato uno dei miei libri preferiti da quando ho avuto il piacere di leggerlo, e lo porto sempre con me ad ogni trasloco che faccio. Mi è tornato in mente proprio perché volevo controllare una cosa e l'ho ripreso a leggere, prendendo in considerazione non solo gli specchietti stavolta ma anche qualche capitolo che so che mi piace molto - tra cui il quarto, "La Scuola di Copenaghen", in cui una serie di strani personaggi (tra cui un imperatore e una sirena) enuncia agli altri, a turno, teorie per cercare di spiegare il problema della misurazione in Fisica quantistica.

E' davvero un viaggio emozionante e interessante, che consiglio a chiunque voglia cercare di capire un po' di più su questa materia straordinaria che è la Fisica quantistica, che governa il mondo dell'infinitesimale ma, che gli amanti della Fisica classica lo vogliano o no, ha effetti anche sul mondo che vediamo ad occhio nudo. Quale sia il confine tra questi due mondi e come sia possibile che le leggi che valgono in uno non valgano nell'altro o valgano solo in parte, è ancora da scoprire ed è tutta un'altra storia!

Thanks for reading 

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sabato 30 gennaio 2016

Maquillalia haul #3

Stare a casa malati significa essere costantemente a contatto con l'IPad e anche molto in prossimità della carta di credito, il che come potete immaginare può portare a risultati disastrosi.
Nel mio caso sono stata brava, mi sono concessa una spesa di sole 52 €.

Il sito è il mio adorato Maquillalia, su cui mi trovo benissimo perché riesco a trovare brand irreperibili nei negozi o comunque difficili da trovare, oppure generalmente anche brand che fanno prezzi non troppo alti ma di qualità comunque buona.

Questo è l'ordinino arrivato ieri:


Considerando che ci sono tre palette, due pennelli, due matite e tre rossetti è stato un bell'affare per quella cifra.

Andiamo per marche e inizio dalla Make Up Revolution.
Non la conoscevo, nel senso che sì la conoscevo ma non l'avevo effettivamente mai acquistata né swatchata da nessuna parte quindi non avevo idea se gli ombretti fossero pigmentati o meno. Così mi sono documentata un po' sul Tubo e ho visto che c'erano un bel po' di video a recensione delle palette di questa marca, che venivano da tutte elogiate per la loro buona pigmentazione nonostante il prezzo e venivano anche, alcune, suggerite come dupes di alcune palette high-end. Infatti, una di quelle che ho acquistato, la Redemption - Iconic Elements è considerata il dupe delle due palette Naked basic 1 e Naked Basic 2 (per chi non le conosce metto il link qui) messe insieme.


Ora, considerando che le palette della Urban Decay di cui questa sarebbe il dupe costano su Sephora 28,50 € l'una e che questa, che le mette insieme, costa solo 4,95 € direi che se gli ombretti sono di buona qualità conviene alla grande. 
L'ho swatchata sulla mano e devo dire che gli ombretti sono discretamente pigmentati, ancora non posso dire di più perché non l'ho provata sugli occhi ma staremo a vedere.


Non so perché ma con la luce che ho nella stanza i colori scuri sembrano più chiari, infatti l'ultimo è un nero ma sembra un moka. 

Un'altra palette sempre della Make Up Revolution pagata sempre poco (6,95 €) è la New Trals vs Neutrals.



Odio quando mettono i nomi sul fogliettino di plastica svolazzante perché puntualmente mi stufo e lo butto, oppure lo perdo o si rovina. Meh.
I colori sono splendidi, ci sono diversi shimmer, dei satinati e dei matte. Adoro in particolare i toni da metà in giù della prima riga, quelli più caldi e sul rosso, e non vedo l'ora di farci un look bello caldo. Forse il momento migliore per sfruttarla sarebbe stato l'autunno, ma io non sono una che fa look troppo stagionali, vado più a come mi va l'umore, a quanto tempo ho a disposizione per truccarmi e all'aspetto generale della mia pelle e del mio viso. 

Ultima palette di questo brand è quella per le sopracciglia, la Ultra Brow che ho preso nella tonalità medium to dark.



Anche questa ha un costo contenuto, anche se un po' più alto delle altre due (11,29 €) ma comunque contiene anche una matita, una pinzetta e due pennellini. Le prime quattro sono cialde in polvere modulabili, le ultime due sono cere fissanti colorate e in alto a destra ci sono la crema per definire òe sopracciglia e l'illuminante. Io non definisco mai il contorno esterno delle sopracciglia, mi sembra una cosa eccessiva e poco naturale, ma magari posso usarla per illuminarle sotto senza però avere un effetto brillante come con la cialda illuminante, che è comunque una cosa che faccio spesso perché non amo l'arcata sopraccigliare troppo shiny. 

Della Wet N Wild ho acquistato altri rossetti (ne avevo due) della linea Megalast perché costano pochissimo e la resa è davvero tanta. 
Ho comprato le colorazioni Wine Room, Ravin' Raisin e Mauve Outta Here che vi swatcho qua sotto.


Wine Room



Ravin' Raisin



Mauve Outta Here


Alla luce sembrano più chiari ma sulla mia pelle erano leggermente più scuri a vederli e sono sicura che lo saranno a maggior ragione sulle mie labbra. Sono dei colori stupendi, comunque, e per soli 2,99 € la qualità è uau.

Moving to Essence, ho comprato due matite labbra di quelle automatiche, le Longlasting, la Plum Cake (quella più rosata) e la Lovely Frappuccino (quella color caramello).


Hanno una texture così morbida che penso che le potrei benissimo usare su tutte le labbra come un rossetto. Anche queste pagate una sciocchezza, 1,89 €.

Per ultimi ma non per importanza due pennelli da ombretto. Uno da sfumatura ampia, il 132 di Zoeva, e uno un po' più di precisione di Real Techniques, lo Shading Brush, pagati rispettivamente 10,50 € e 5,59 €.



Mentre il pennello di Real Techniques rimane com'è una volta scartata la confezione, quello di Zoeva è arrivato in una bustina di plastica con cerniera che mi sarà utilissima per portare i pennelli quando faccio qualche spostamento di pochi giorni.

Normalmente da Maquillalia mi inviavano sempre due samples di tisane Yogi Tea e una bustina bianca col loro logo, a sacchetto, bustine che io uso di solito quando vado in giro per metterci la biancheria sporca, ma stavolta mi hanno inviato solo le tisane e l'ordine è arrivato in un sacchetto di nylon invece che nella scatola, quindi 4 stelle invece che 5 a Maquillalia per questa volta.

Ed è tutto per questo haul.

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giovedì 28 gennaio 2016

Preferiti del periodo: Gennaio 2016

Ed eccoci qua col primo post sui preferiti del nuovo anno.
Sono a casa malata da lunedì (anche se sto poco bene da giovedì della settimana scorsa) e finalmente la febbre è scesa così posso tornare almeno alla mia routine casalinga, visto che la mia vita extra casa si è momentaneamente annullata.
Ma influenza a parte, veniamo a noi.

Categoria beauty non make-up

una felicissima scoperta ormai di qualche tempo fa ma che sto utilizzando in particolare in questi giorni è il burro corpo della linea ecobio uscita nel 2015 della Conad


Esiste solo con una profumazione, al guava, che io amo particolarmente come frutto quindi l'ho preso, ed è molto setoso perché contiene olio di argan. Sulla pelle, nonostante sia molto nutriente, si assorbe velocemente e non la lascia unta. Lo trovo adatto però, essendo un burro, a pelli da normali a secche e più che altro per il periodo invernale. Mi pare costi attorno alle 9 € e la confezione è da 250 ml. Ho apprezzato molto la svolta ecobio, dopo quella della Coop, anche della Conad, che a differenza di Coop ha però prezzi un pochino più alti (il burro corpo della Coop, ottimo, costa intorno alle 4 €) e packaging un po' più curato, oltre a una maggiore gamma di prodotti. Sto attualmente provando uno dei balsami capelli, ma avendoli corti non mi sbilancio troppo, e poi l'ho usato una volta sola quindi per ora non dico nulla.

La ricetta spignattosa del periodo è in realtà una riscoperta, perché l'avevo già fatta diverso tempo fa per regarlarla e mi ero tenuta per me un campioncino. Non mi trovai male, quindi ora che l'ho rifatta per qualcuno ho deciso di farmela anche per me e mi sto trovando benone. Sto parlando della crema viso al Q10 emulsionata a freddo, ricetta presa dal libro di CarlitaDolce (non so se sua originale o meno, capita che le prenda dal forum della Lola e le modifichi leggermente) molto efficace come antiage in quanto contiene appunto il coenzima Q10 ma anche l'estratto di Acmella oleracea e l'acqua di rose.




Io ci ho aggiunto anche del collagene vegetale al posto di un attivo presente nella ricetta ma che non avevo, e il risultato è una crema ancora più efficace. Sembra zabaione, perché il Q10 conferisce al composto il colore della crema all'uovo.

Ultimo della categoria beauty è un profumo che mi ha regalato mia nonna per Natale e che sto indossando quasi continuamente, ed è La Petite Robe Noire versione al mandarino e al pistacchio (la classica non mi piace granché, è troppo dolce).


Per chi non lo conoscesse, La Petite Robe Noire è un profumo di Guerlain di cui di recente hanno realizzato anche altre versioni rispetto al classico con la bottiglietta rosa, una è questa verde, molto fresca, poi ce n'è uno stucchevolissimo alla ciliegia e non so se ce ne sono altri, comunque questo qui mi piace un sacco. La versione piccola costa poco meno di 50 €. Se come me non avete voglia di investire soldi vostri in un profumo high-end, magari andategli a dare una sniffata e se vi piace fatevelo regalare ;)

Make-up

Allora, iniziamo dal pezzo forte.
Dopo mesi, mesi e mesi di "lo compro.. no costa troppo.. mah, magari con i saldi... no, devo finire ancora i due aperti che ho.." e altre scuse, visto che avevo ricevuto un po' di soldini a Natale una domenica in un centro commerciale di Roma mi sono regalata due cose da Sephora, e una di queste è lui, la perfezione fatta mascara.
Il Better Than Sex di Too Faced.


First of all, il packaging è, come sempre per Too Faced, supremo. E' così solido ed elegante che penso che anche quando lo avrò finito lo terrò a troneggiare, anche da vuoto, tra gli altri mascara.
Ma veniamo alla roba importante: l'effetto sulle ciglia. Allora, io ho delle ciglia abbastanza stupide perché pur essendo piuttosto curve e fin troppo lunghe sono poche, quindi finora nella vita non avevo mai (e dico MAI) trovato un mascara che amassi così tanto, perché nonostante mi fossi trovata bene con alcuni in passato - anche di recente - nessuno mai mi ha mai dato il volume, il nero profondo, la lucentezza, la tenuta e la definizione di questo mascara. Sembra davvero di indossare delle ciglia finte, ma in un certo qual modo si vede che finte non lo sono :D
Il nome all'inizio mi ha fatto un po' storcere il naso, l'ho trovato un po' esagerato, ma alla Too Faced sapevano che era una bomba e quindi evidentemente si sono permessi di fare un po' i pretenziosi.
Lo scovolino va saputo usare. Voglio dire, guardate qua:


penso che l'Ilaria ventenne non si sarebbe mai sognata nemmeno di pensare di utilizzare uno scovolino del genere, vista la solita imbranataggine e soprattutto la lunghezza a tratti smisurata di alcune delle mie ciglia. Ora, dopo una certa esperienza e una buona dote di pazienza in più, mi ci sono cimentata. E infatti il mio consiglio è: compratelo al volo se sapete come darvi il mascara con scovolini "impegnativi" senza imbrattarvi ovunque, altrimenti magari, visto il costo (23,50 €) iniziate ad allenarvi con mascara simili come quello ciglia panoramiche della Kiko o alcuni mascara di Maybelline con scovolini giganti. Sempre necessario, per una miglior riuscita, rimuovere il prodotto in eccesso dallo scovolino prima dell'applicazione altrimenti il pastrocchio è assicurato. Ma questo vale per tutti i mascara, almeno per me.

Let's move on.
Il mio secondo autoregalo.
Lei, la bellissima Vice 4. Ho resistito per 4 anni a non comprare le altre Vice (sì, purtroppo ne esce una ogni anno e ogni anno sono più belle) ma quest'anno mi son detta: fanculo! Non c'è cosa che ami di più nel make-up delle palette, non sono una che le compra solo per collezione ma le uso molto e cerco di sfruttarle sempre a giro per qualche look un po' più inusuale o per look da tutti i giorni.


Una delle particolarità delle palette Vice di Urban Decay è il packaging, che varia da confezione a confezione. Ce ne sono alcuni tutti con riflessi blu, alcuni solo viola, alcuni arcobaleno come quello che ho scelto io. E' molto solido, anche se in viaggio non la porterei mai (come faccio invece con palette in cartone vedi quelle di Zoeva) per paura di romperla.

Ma il bello viene dentro:


Non l'ho pulita, tanto è chiaro che l'ho usata. Mi perdonerete.
Come sempre gli ombretti Urban Decay sono molto particolari e ultra pigmentati, con l'unico difetto (a cui ovvio facendo prima gli occhi e poi la base, magari con dello scotch sotto) che alcune cialde sfarinano un po'. Ci sono 4 matte mentre il resto sono tutti shimmer o satin, alcuni con glitterini belli importanti. I colori che più amo sono (e li vedete meglio in foto sotto):tutti e 4 i matte, che sono Framed (prima cialda seconda riga), Discreet (prima cialda terza riga), Bitter (prima cialda quarta riga) e Delete (ultima cialda quarta riga); poi ci sono dei colori che sui miei occhi verdi chiari sono una bomba, e sono Flame (seconda cialda ultima riga), Pandemonium (ultima cialda prima riga) e Underhand (quarta cialda seconda riga). Comunque sono tutti stupendi. L'unica pecca è forse il Low (terza cialda ultima riga), che mi aspettavo reggesse i brillantini una volta sfumato invece se ne svolazzano per tutta la faccia. Meh.




Il costo è proibitivo come tutte le mega palette di Urban Decay, se non sotto saldo (o se non avete dietro i soldi che vi hanno regalato a Natale, magari, come è stato il mio caso XD), ovvero 44 €.
Però, c'è un però: sono la bellezza di 20 ombretti, tutti o quasi di qualità eccezionale, non sono giganti come quelli di alcune marche ma nemmeno minuscoli, il packaging è sontuoso, c'è uno specchio immenso e un pennello. Io normalmente non amo i pennelli nelle palette perché cadono sempre, ma quelli di Urban Decay sono di ottima qualità quindi in realtà anche sì. Se pensate al costo medio dei pennelli e soprattutto al costo medio degli ombretti in cialda singoli, beh, il conto è facile da fare.

Un mio amore spassionato scoperto negli ultimi mesi e che ha ormai sostituito tutti gli altri miei pennelli da blush è il Blush Brush di Real Techniques. In quanto a pennelli le sorelle Pixiwoo non sbagliano un colpo!




Costa 9,59 € su Maquillalia dove l'ho preso, il che per un pennello di alta qualità che non ha nulla da invidiare a quelli "altolocati", direi che è giustissimo. E' la cosa più morbida che ci sia! Spande benissimo non solo il blush ma qualunque altro prodotto in polvere vogliate mettervi sul viso. Si riesce davvero a modulare bene e a stratificare il colore anche dei blush più pigmentati.

Ultimo della categoria, un ritorno di fiamma.
Nella mia vita, avevo avuto un solo prodotto di Mac, un rossetto lilla che penso fosse dei frozen o simili perché aveva un finish come shimmer ma non cremoso, quasi fosse coperto di ghiaccio insomma. Me lo comprò mamma a Firenze una volta, tanto tanto tempo fa, mi sembra che andavo ancora a scuola.
Aiutata dai miei soldini natalizi ho deciso finalmente di far rientrare questa grande casa cosmetica nella mia vita, acquistando un rossetto, un Amplified, di un viola dalla bellezza disarmante, Up The Amp.


Qua alla luce sembra un po' più chiaro e sul malva, ma sulle mie labbra si scurisce appena rivelando un sottotono più violetto. It's freakin' insane!!! E poi è adattissimo al periodo e nonostante il mio incarnato simil-Morticia quando lo indosso non sembro come lei.

Altro

Finito il make-up passiamo a tutto ciò che, come sempre, non rientra nelle categorie sopra elencate.

Food!

Questi biscottini all'avena e al cocco mi stanno dando dipendenza.


Costano mi pare sulle 3,60 €/3,70 €, che per 250 grammi di biscotti (suddivisi tra l'altro in comode porzioni da 4 biscotti a sacchettino) non è poco - sono in tutto 5 porzioni. Ma il bio, si sa, si paga, e La Finestra Sul Cielo non è delle più economiche. Anyway, sono ottimi, il cocco si sente ma non li rende troppo dolciastri e io li mangio sia a casa spezzettati nella ciotola col latte vegetale oppure spesso me li porto anche dietro come snack quando sono in giro.

E' difficile trovare latti vegetali che abbiano un buon sapore (ad esempio, io odio quello di riso e anche quello all'orzo non mi fa impazzire), e quello al miglio è stata una graditissima scoperta.

Sì, perché non solo il miglio fa bene al mio intestino idiota che si infiamma sempre, perché è un ottimo sfiammante, ma ha anche un buonissimo sapore! Yeah,

Per ultime, due candelozze.
Una comprata all'Ikea - ne comprai in 4 profumi, alla mela verde, alla vaniglia, all'arancia e ai frutti rossi. La mia preferita finora è quella alla mela verde.


E' quel tipo di candela che loro chiamano Sinnlig o roba del genere. A differenza di quella ai frutti rossi, che mi piace forse di più quando non brucia perché da accesa è un po' troppo invadente (soprattutto quando il fida mi torna da lavoro e non vuole odori troppo penetranti in camera da letto), questa alla mela verde diffonde un profumino leggerissimo nella stanza che appena lo senti. Fresco e delicato. We like.

L'ultima più che una candela è una tart, la Aloe Water delle Yankee Candles (candele di cui ho fatto un mega haul recentemente, vi linko il post).


Mi ricorda molto il melone, che io adoro, non sa per nulla di Aloe ma del resto l'Aloe sa praticamente d'acqua quindi dovevano dargli un profumo con un po' più di carattere. Anche il mio fidanzato la ha amata, perché non è troppo dolce e anzi è molto fresca. Forse più adatta per la primavera/estate ma vabè. Quindi donne, se avete mariti/fidanzati col naso sensibbole, o avete voi questo problema, questa fa per voi. Le Tart di Yankee Candles costano sulle 2 € e qualcosa, vanno spezzettate a metà per farle durare di più e il profumo dura ore e ore.


E questo era tutto per Gennaio!

Thanks for reading!

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sabato 23 gennaio 2016

iLa Around the World: Paesi Bassi

Non avrei mai creduto che gli olandesi potessero essere così "sciallati", così rilassati e tranquilli, e non solo, anche gioviali e really, really welcoming.
Li conoscevo solo da un punto di vista lavorativo, avevo qualche cliente nei Paesi Bassi nel mio vecchio lavoro e mi erano sempre sembrati precisi, molto ligi al dovere e a tratti un po' freddini. Tutt'altro! Cioè, precisi sì - i Paesi Bassi sono una delle nazioni più pulite e ordinate che io abbia mai visitato - ligi al dovere ok ma alle 17:01 già sono usciti dall'ufficio, e freddini no, direi proprio di no.
Sono rimasta sorpresa, da linguista quale sono, da come riuscivo a comprendere bene l'Olandese scritto. In pratica è un misto di parole prese dal Tedesco, dal Francese e dall'Inglese e, a differenza del Tedesco, non sembra avere casi. Quando parlano però non si capisce un tubo.

Con l'occasione di andare a vedere la versione di Matrix (il primo eh!) con la colonna sonora suonata live dall'orchestra - e con tanto di Don Davis in persona a dirigere gli orchestrali - abbiamo preso un loft in affitto per qualche giorno e ci siamo fatti Rotterdam (dov'erano il teatro e il loft) e Amsterdam.


Il loft era un amore. L'unico difetto era il bagno, che non mi aspettavo di certo fosse una reggia viste le abitudini degli olandesi, ma era tra una rampa di scale e l'altra e le scale erano così:


Potete immaginare la mattina appena svegli che goduria scendere delle scale così ripide (e, essendo in legno, scivolose) in modalità zombie. Fortunatamente dalla camera al bagno erano meno, questa era la rampa che dal portone portava al piano del bagno, ma insomma...

Ma andiamo oltre il loft. Rotterdam.
Rotterdam è una città moderna, perché fu praticamente rasa al suolo dai tedeschi durante la guerra (tutt'oggi sono tutt'altro che benviste le macchine targate Deutschland), ma non per questo priva di fascino. E' il maggiore porto e quindi tutto è incentrato sulla vita a bordo delle navi e delle chiatte.

 Questa è ormai in disuso ma è stata convertita in un ristorante tipico britannico.


Il vento regna. I gabbiani, infatti, si posizionano col culo al vento per non congelarsi il becco :)



Rivedere il mio film preferito con un'orchestra (la filarmonica di Rotterdam) a narrarne la musica è stato a dir poco emozionante. 

Tra le cose più affascinanti della zona c'è la parte della diga, immensa, a guardia delle zone abitate e costruita dopo l'alluvione che avvenne all'inizio degli anni '50.


Non so se sia l'unica diga (non credo), ma di sicuro è gigantesca.
Come gigantesche sono le pale eoliche, bellissime. Io ho una fissa tremenda con le pale eoliche, mi dovete scusare, è che sono come delle presenze rassicuranti, quasi fantasmi, che cantano con voce soffice ad ogni soffio di vento.




Altre presenze imperscrutabili e imponenti sono i vecchi mulini di Kinderdijk.


Kinderdijk è un posto che in inverno, quando i musei dentro i mulini sono chiusi e ci sono pochissime persone in giro, è quasi surreale. Siamo arrivati al mattino intorno alle 10:30, faceva un freddo cane e il vento tagliava la faccia. I mulini sembravano presenze quasi minacciose nella nebbia, ma man mano che ci avvicinavamo rivelavano il loro vero aspetto, come eleganti guardiani in attesa.




L'unico in funzione era questo, il più grande di tutti, posto davanti come a comandare tutti gli altri.
Tornando indietro, ormai quasi all'ora di pranzo, nel silenzio profondo di quel posto in cui il solo rumore era quello delle anatre in volo, ci siamo sorpresi ad ascoltare uno scricchiolio quasi improvviso: era l'acqua che, sotto i raggi del sole di mezzogiorno, si scongelava accanto a noi. 
Alcune paperelle (quelle col becco bianco e le gambe lunghe, no ho idea di come si chiamino) stavano sguazzando nell'unica pozza d'acqua disponibile.


E poi c'è stata Amsterdam, soprendente, colorata, viva. Ricca di storia, di vite vissute in case storte con carrucole e di biciclette parcheggiate una sull'altra a sfidare la gravità.



Ci sono posti che ti strappano un sorriso, come questo Condom shop: 



e altri che ti fanno credere di essere in un paese di fate (o al cospetto del castello di qualche principessa della Disney).




Ci sono paesini, poi, come Zieriksee, che ti tolgono il fiato nella loro semplicità.





La cucina olandese non è esattamente tra le più rinomate al mondo, e infatti penso di non aver incrociato nessun ristorantino tipico. E' pur vero che siamo amanti del cibo esotico e in particolare di quello orientale, così abbiamo mangiato spesso giapponese, turco e indiano.
poi però, l'ultimo giorno a Zieriksee, proprio prima di avviarci verso l'aeroporto di Eindhoven, ci siamo concessi un pasto discretamente abbondante in un pub del paese:


Zuppa di cipolle con pane e formaggio



salmone su toast


peperoni ripieni

insomma un misto di cucina francese e... nordica, se così si può chiamare. Comunque ottimo!

Devo assolutamente tornare in questo Paese, perché vorrei visitare altre città che non ho avuto il tempo di vedere.

Thanks for reading e viaggiate finche potete!

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