martedì 7 febbraio 2012

quotes of the day

Scarlett Thomas è una delle autrici più brillanti della nostra epoca. Stile vivace, pieno di idee. Si intrufola in materie come la fisica quantistica, la crittografia, l'omeopatia, la psicologia e la medicina ed esce da questi confronti con delle storie che è un peccato non leggere. E'forse l'unica autrice in cui mi rispecchio, talmente tanto che - e non vorrei suonare pretenziosa - è come lei che scriverei se ne avessi la capacità. E' dei temi che affronta lei, di cui mi divertirei a scrivere. I suoi libri sono da leggersi tutti di un fiato, perché semplicemente non puoi fare altrimenti.
Di seguito alcune sue quotes, in inglese però, perché quando posso amo citare gli autori nella loro lingua madre. La traduzione, si sa, perde sempre qualcosa per strada.

“Real life is physical. Give me books instead. Give me the invisibility of the contents of books, the thoughts, the ideas, the images. Let me become part of a book. . . . an intertextual being: a book cyborg, or, considering that books aren't cybernetic, perhaps a bibliorg.”
(The End of mr. Y")

“I wonder if the reason I tend to say yes to everything is because I deeply believe that I can survive anything.”
(The End of mr. Y)

“If something wants to be a story, it will be.”
(The End of mr. Y)

“Over to my left is the big grey wall in front of the church.

Are we the Thoughts of God? a poster asks.

No, I realise. It's the reverse. ”
(The End of mr. Y)

“So if we're all quarks and electrons ..." he begins.

What?"

We could make love and it would be nothing more than quarks and electrons rubbing together."

Better than that," I say. "Nothing really 'rubs together' in the microscopic world. Matter never really touches other matter, so we could make love without any of our atoms touching at all. Remember that electrons sit on the outside of atoms, repelling other electrons. So we could make love and actually repel each other at the same time.”
(The End of mr. Y)

“One of the paradoxes of writing is that when you write non-fiction everyone tries to prove that it's wrong, and when you publish fiction, everyone tries to see the truth in it.”
(Our tragic universe)

“I don’t have bionic arms, and I have absolutely no stamina. Once I rubbed out the penciled-in marginalia of a hundred pages of a book that I wanted to photocopy (long story) and afterwards it felt like I’d been wanking off a giant for a hundred years.”
(The End of mr. Y)

“Not all events are stories.”
(Going out)

“People make events into stories. Stories give events meaning.”
(Going out)


lunedì 6 febbraio 2012

Monotonia vattene via

Insomma, secondo una dichiarazione fatta dal nostro attuale premier qualche giorno fa, che ha suscitato non poco scalpore, dobbiamo essere felici di rimbalzare da un lavoro a un altro perché sennò la nostra vita sarebbe troppo monotona. I suoi l'hanno presto difeso ribadendo che con la sua dichiarazione il dott. Monti non voleva dire che il precariato è bello, né che i datori di lavoro fanno bene a tenerci a progetto per tempi lunghissimi (oppure per qualche mese e poi cari saluti ci vediamo ma anche no). Ciò che voleva dire era, infatti, che il tipo di lavoro dovrebbe restare sempre lo stesso, ma che magari può essere un bene (addirittura meglio) svolgerlo una volta per un'azienda, una volta per un'altra. Ora, secondo me in certi casi può anche andare bene, e mi riferisco a chi porta la sua professione con sé ovunque si trovi, come i giornalisti o i traduttori. Ma chi, come me, lavora in ufficio per un'azienda? Lasciate stare la mansione. Chi, come me, ha preso una casa in affitto, da solo/a o in compagnia, e ha firmato un contratto d'affitto della durata di qualche mese, magari di un anno? Dobbiamo davvero essere felici di stare in perenne mobilità? Capisco che più esperienze si fanno più ci arricchiamo, personalmente e professionalmente, ma a fare la pallina da ping-pong a vita, o comunque per parecchio tempo, credo non ci si diverta nessuno. E ve lo dice una che ha fatto la pallina rimbalzina dai 22 ai 26 anni, fra università e lavori vari.
Quindi caro Monti, pensi a togliere di mezzo gli obbrobri contrattuali che oggi ci costringono a firmare, o meglio, che ci vediamo costretti a firmare per evitare di fare la fame. Mi riferisco ai contratti a progetto, ai contratti di consulenza, ai co.co.co e i chicchirichì, che fanno più danni che altro. Anche alle aziende, eh, mica solo a noi lavoratori dipendenti. Che pensate, che un turnover continuo sia una bella cosa? Certo, forse andartene ti conviene se hai trascorso sei mesi a fare le fotocopie in un'azienda multinazionale con migliaia di dipendenti, ma l'Italia è fatta di piccole e medie imprese, non ce lo dimentichiamo. Una volta che saremo rimasti solo con i contratti necessari all'attuale situazione delle imprese italiane e dei lavoratori, allora, e solo allora, signor (ops, scusi, dottor) Monti, potremo parlare del fatto che faccia bene o male fare più esperienze lavorative. Ne potremo parlare solo quando ci sarà restituita la libertà di scelta fra contratti di uguale valore che ci vengono offerti da aziende diverse in posti diversi. Troppo facile, sennò, non le pare?