lunedì 6 febbraio 2012

Monotonia vattene via

Insomma, secondo una dichiarazione fatta dal nostro attuale premier qualche giorno fa, che ha suscitato non poco scalpore, dobbiamo essere felici di rimbalzare da un lavoro a un altro perché sennò la nostra vita sarebbe troppo monotona. I suoi l'hanno presto difeso ribadendo che con la sua dichiarazione il dott. Monti non voleva dire che il precariato è bello, né che i datori di lavoro fanno bene a tenerci a progetto per tempi lunghissimi (oppure per qualche mese e poi cari saluti ci vediamo ma anche no). Ciò che voleva dire era, infatti, che il tipo di lavoro dovrebbe restare sempre lo stesso, ma che magari può essere un bene (addirittura meglio) svolgerlo una volta per un'azienda, una volta per un'altra. Ora, secondo me in certi casi può anche andare bene, e mi riferisco a chi porta la sua professione con sé ovunque si trovi, come i giornalisti o i traduttori. Ma chi, come me, lavora in ufficio per un'azienda? Lasciate stare la mansione. Chi, come me, ha preso una casa in affitto, da solo/a o in compagnia, e ha firmato un contratto d'affitto della durata di qualche mese, magari di un anno? Dobbiamo davvero essere felici di stare in perenne mobilità? Capisco che più esperienze si fanno più ci arricchiamo, personalmente e professionalmente, ma a fare la pallina da ping-pong a vita, o comunque per parecchio tempo, credo non ci si diverta nessuno. E ve lo dice una che ha fatto la pallina rimbalzina dai 22 ai 26 anni, fra università e lavori vari.
Quindi caro Monti, pensi a togliere di mezzo gli obbrobri contrattuali che oggi ci costringono a firmare, o meglio, che ci vediamo costretti a firmare per evitare di fare la fame. Mi riferisco ai contratti a progetto, ai contratti di consulenza, ai co.co.co e i chicchirichì, che fanno più danni che altro. Anche alle aziende, eh, mica solo a noi lavoratori dipendenti. Che pensate, che un turnover continuo sia una bella cosa? Certo, forse andartene ti conviene se hai trascorso sei mesi a fare le fotocopie in un'azienda multinazionale con migliaia di dipendenti, ma l'Italia è fatta di piccole e medie imprese, non ce lo dimentichiamo. Una volta che saremo rimasti solo con i contratti necessari all'attuale situazione delle imprese italiane e dei lavoratori, allora, e solo allora, signor (ops, scusi, dottor) Monti, potremo parlare del fatto che faccia bene o male fare più esperienze lavorative. Ne potremo parlare solo quando ci sarà restituita la libertà di scelta fra contratti di uguale valore che ci vengono offerti da aziende diverse in posti diversi. Troppo facile, sennò, non le pare?

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